Razza caprina della catena montuosa alpina, la Camosciata delle Alpi è una capra domestica allevata per il buon latte e l’ottima produzione casearia che ne deriva.
Prodotti ancora poco conosciuti dai consumatori italiani, ma già molto apprezzati dai cugini europei, primi fra tutti tedeschi e francesi. Una domanda dalla crescita esponenziale che ha portato, negli ultimi vent’anni, all’incremento degli allevamenti della Camosciata delle Alpi, oggi diffusi in molti Paesi europei ed extra europei.
I prodotti lattiero caseari di questa razza caprina si distinguono non solo per il pungente e selvatico sapore, ma soprattutto per le notevoli proprietà benefiche: yogurt, ricotta, come lo stesso latte sterilizzato e venduto per il consumo diretto, sono prodotti ad alta digeribilità e dal basso contenuto glicemico e di allergeni.
Contenuti dell'articolo
Origine
Originariamente diffusa nelle Alpi svizzere, la camosciata delle Alpi deve il nome alla tipica colorazione del mantello, che richiama molto quella del camoscio alpino. È infatti una delle sette razze caprine svizzere ufficialmente riconosciute, di cui fanno parte: la capra dell’Appenzello, la capra di Saanen, la capra del Toggenburgo, la Vallesana, la Nera Verzasca e la Grigionese striata.
Ed è proprio da quest’ultima, incrociata con la capra Oberhasli-Brienz, che è nata la Camosciata. Due razze, predisposte sia alla vita da montagna che quella di pianura, da cui si è ottenuta una razza dalle grandi capacità di adattamento. Proprio per questo il regime d’allevamento adoperato per la Camosciata delle Alpi può essere tanto quello stabulato che semi-stabulato.
Dalla Svizzera si è poi diffusa nel resto dell’Europa, in particolar modo in Francia e in Germania, i cui prodotti sono molto apprezzati. La sua diffusione in Italia si è limitata alle regioni dell’arco alpino: nei territori montuosi del Piemonte, del Trentino-Alto Adige e della Lombardia sono presenti un discreto numero di allevamenti.
Caratteristiche
È una capra di taglia medio-grande, con un tronco ampio e robusto dalla groppa spiovente.
La struttura muscolare le permette di essere al contempo agile, snella ma anche capace di sostenere grandi sforzi fisici, sia su terreni pianeggianti che su ripidi e dissestati pendii. Una resistenza che si vede anche nel suo temperamento e naturale predisposizione a sopportare condizioni climatiche montane estreme.
La testa, piccola e sottile, è adornata da lunghe orecchie inclinate in avanti e mai pendenti, sulla cui sommità sono presenti corna leggermente arcuate. Se le corna sono presenti in entrambi i sessi, le differenze tra i due si possono vedere nella folta barbetta dei maschi e nelle mammelle piriformi delle femmine, la cui grandezza a volte è d’impedimento nei movimenti e può portare a qualche lesione accidentale.
I maschi inoltre raggiungono un’altezza massima di 86 cm al garrese ed un peso di circa 100 kg; un po’ meno le femmine, con un’altezza media di 74 cm e un peso che si attesta sui 70 kg. Il colore del mantello, corto e fine che, come detto, conferisce il nome alla razza è tendenzialmente fulvo, con una riga nera che segue la colonna vertebrale. Sono nere anche le estremità degli arti, gli unghielli, la lingua e il palato.
Sono considerate standard anche colorazioni non uniformi ma puntellate da macchie bianche.